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Domenica24 maggio 2015

            Momenti di Musàr

           Shavout
           La ghemarà (Betza 16b) riporta una discussione fra rabbi Eliezer e rabbi
           Ieoshua, secondo il primo di iom tov bisogna dedicare tutto il giorno o allo
           studio o al mangiare bere e dormite, ovvero ai bisogni materiali, mentre il
           secondo ritiene che metà del giorno va dedicata allo studio e metà al mangiare
           bere e dormire. Questa discussione è solo a Pesach e Succot, ma a Shavout è
           d’accordo rabbi Eliezer con rabbi Ieoshua che bisogna dividere il giorno e dare
           al corpo la sua parte. Rashi spiega che a Shavuot rabbi Eliezer è d’accordo con
           rabbi Ieoshua perchè il giorno in cui ci è stata data la Torà dobbiamo mostrare
           la gioia per averla ricevuta compiendo pasti festosi, ma probabilmente è
           possibile, con l’aiuto di D-o, dare un’altra spiegazione. Dobbiamo sapere
           che l’ebreo è formato da due parti, la prima, che appartiene anche al resto
           dell’umanità, è quella del corpo e dell’anima terrena, mentre la seconda è
           l’anima divina del tutto spirituale. La prima parte è quella che ci spinge ad
           amare le cose materiali e i godimenti terreni provenendo lei stessa dalla
           materia, mentre la seconda è quella che provoca la ricerca della spiritualità
           e l’attaccamento alle mizvot. Queste due anime sono sempre in guerra fra di
           loro e ognuna cerca di prendere il sopravvento sull’altra, nello zaddik l’anima
           divina vince generalmente la battaglia e nel malvagio quella terrena. Solo che
           vi è una grande differenza fra di loro, l’anima divina è immutabile, essendo
 14 solo spirituale e provenendo dai posti più elevati non può essere rovinata ma
           solo coperta dai peccati fino al punto in cui non viene neanche percepita,
           mentre l’anima terrena dell’ebreo può mutare e santificare se stessa fino al
           punto di diventare quasi come quella divina. In che modo? Compiendo le sue
           voglie terrene come mizva. Per esempio la ghemarà dice che l’istinto cattivo è
           stato dato all’uomo per accontentare la moglie, ovvero la voglia di compiere
           il rapporto, che è apparentemente del tutto materiale, può essere sfruttata
           per compiere un precetto della Torà, in questo modo l’anima terrena viene
           santificata. E così chi ama molto il cibo e decide di sfruttare questa sua passione
           per compiere pasti festosi di Shabbat portando sul tavolo tutto ciò che più
           ama compie una mizva e santifica la sua anima. Quasi tutti gli istinti terreni
           possono essere sfruttati per fare mizvot. Ma questo è ovviamente possibile
           solo se vi è la Torà che ci rivela la volontà di D-o e ci comanda di compiere
           le mizvot. Senza la Torà anche chi fa il rapporto sessuale per accontentare la
           moglie perchè ritiene che così è bene fare secondo l’etica, e non per compiere
           la volontà del S., non può santificare se stesso perchè santificazione significa
           l’avvicinarsi il più possibile ad Ashem fonte più elevata di santità, attraverso il
           compiere la Sua volontà. Questo è il motivo perchè a Shavuot, giorno in cui ci è
           stata data la Torà, siamo obbligati secondo tutte le opinioni a soddisfare anche
           l’anima terrena, per mostrare che quando mangiamo, beviamo e dormiamo
           per compiere mizvot anche se automaticamente soddisfiamo i nostri istinti
           riceviamo santità e ci avviciniamo ad Ashem, e questo è possibile solo perchè
           abbiamo avuto il merito e l’onore di ricevere la Torà.
           Quanto dobbiamo essere grati al S. che ci ha elevato dagli altri popoli, ci ha
           santificato e ci ha dato la vita nel mondo futuro.
           Mongadim le simcha a tutti quanti.
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