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29 marzo 2015

               Momenti di Musàr

DomenicaDalla schiavitù del faraone a quella di Hashem
        - racconto personale -
        Circa un mese fa ha avuto luogo il matrimonio di uno dei nostri
        amici italiani qui in Erez Israel. La cerimonia si è svolta a Bet
        Shemesh, cittadina abitata prevalentemente da osservanti di Torà
        e Mizwot. Il convito era chiaramente separato, ossia i maschi
        sedevano da una parte e le donne dall’altra. Il padre della sposa, con
        giudizio, aveva riservato un tavolo esclusivo per gli invitati italiani
        per farci sentire “a casa”. Difronte a me era seduto un signore di circa
        sessant’anni con cui ho iniziato a parlare del più e del meno. Questi
        mi ha raccontato delle sue occupazioni, della sua famiglia, della
        situazione a Roma eccetera. Dopo ha cominciato ad interessarsi
        alla mia vita, ai miei impieghi; allora mi ha domandato: “E tu cosa
        fai nella vita?” Ho risposto: “Sono sposato, ho B”H tre figli, abito a
        Gerusalemme in un quartiere ortodosso e studio Torà in un kolel!”
        Con tono sicuro mi ha detto: “Ah studi Torà tutto il giorno...se è
        la tua passione fai bene a farlo...” In quell’istante non ho riflettuto
20 sulle sue parole, e le ho approvate senza considerarle veramente.
        Tornando a casa con la famiglia però, ho valutato meglio il dialogo
        avuto con quell’uomo e mi sono chiesto: -Forse io studio Torà, vivo
        in un quartiere charedì, mi sforzo di compiere le mizwot, perché
        ciò è la mia “passione”? La mattina mi alzo presto al mattino per
        andare al Bet Akeneset perché è il mio “diletto”?” Certo che no!
        Mi sforzo di compiere tutta la Torà e le Mizwot perchè Hashem,
        Padrone del cielo e della Terra, me lo ha comandato! Ogni ebreo,
        compreso me, deve servire il S., non perché gli va a genio, perché
        è allettante, perché lo onorifica o altro, ma primariamente perché
        L’EBREO E’ SERVO DI D. punto. Hashem ci ha scelti come Suoi
        ambasciatori nel mondo, e per questo compito ci assicura infinite
        benedizioni in questo mondo e in quello futuro. Analizzando
        la mia situazione, non abito in un quartiere ortodosso perché è
        più gradevole (i quartieri religiosi di Gerusalemme sono i meno
        curati della città) bensì perché per poter servire il mio D. e dare
        un insegnamento consono alla volontà di Hashem ai miei figli, è
        la cosa migliore da fare, così proprio come prescrive l’alachà. Allo
        stesso modo, ho lasciato la mia città natale, la mia famiglia in
        Italia, la mia realtà, non perché fosse più esaltante vivere in Israele,
        o più redditizio, ma solamente perché qui ci sono più possibilità di
        adempiere alla Torà e alle Mizwot. Continua accanto
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