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ה’ אדר תשע”ה
Momenti di Halakhà
Struttura della tefillà 17
-La berachà di Baruch Sheamar fu anch’essa istituita dal
יום שלשי
Sanedrio, e ciò a testimonianza del suo valore spirituale; per
di più seconda nella tradizione, la sua formula fu rivelata con
un biglietto inviato dal Cielo, per questo bisogna fare molta
attenzione a recitarla scandendo bene ogni parola.
-Con questa berachà e quella di Ishtabach si aprono e si
chiudono le pesukè dezimrà-versi di lode ed è vietato parlare
dal loro inizio fino al termine dell’amidà.
-Subito dopo, c’è il famoso capitolo dei teillim “mizmor
letodà-canto di ringraziamento”, e questo è l’unico dei salmi in
tutta la tefillà in cui lo Shulchan Aruch sottolinea il fatto che
si debba recitarlo con una melodia, manifestando così la sua
importanza. C’è infatti scritto che nell’olam abbà tutti i canti
saranno abrogati, all’infuori di mizmor letodà, essendo questo
un ringraziamento a tutte bontà e i miracoli che Hashem ci fa
e ci ha fatto per e da sempre.
-E’ riportato sul trattato talmudico di Berachot: “A chi
recita(con concentrazione) il salmo di “Ashrè ioshevè betecha”
tre volte al giorno (2 volte nella tefillà di shacrit e una prima di
minchà) è assicurato che avrà parte al mondo futuro” e spiega
al proposito il talmud che ciò è dovuto al fatto che c’è scritto
il verso “poteach et iadecha-apri le Tue mani”. Ma bisogna
chiederci, com’è possibile che dicendo solo questo verso già
ci si meriti parte al mondo futuro? E tutte le altre mizwot? Il
messaggio è chiaro: quando si dichiara veramente dal profondo
del cuore che è Ashem che ci dà il sostentamento e ci affidiamo
alle Sue mani, raggiungiamo con questo tutto lo scopo delle
mizwot, cioè quello dell’emunà-fede in Lui, come c’è scritto
“tutte le tue mizwot emunà”.
-Nelle pesukè dezimrà sono presenti i cinque ultimi salmi
del libro dei teillim dove viene riportata dieci volte la parola
“Aleluyà”, ed in questo ci sono significati profondi.
(Tratto da Mishnà Berurà, Alachà Berurà e Piskè tshuvot)