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Ve n e rd ì30 gennaio 2015

            Momenti di Musàr

          Parashat Beshallach
          “Perché come avete visto gli egiziani oggi non li vedrete mai più” (Shemot 14, 13).
          Un giorno Rabbi Naftali Zvi Yehuda Berlin, noto anche come il Natziv
          di Volozhin (in Bielorussia), come di consueto stava studiando con i
          suoi compagni all’interno del Beth Midrash.
          Improvvisamente si spalancò la porta della stanza ed entro il macellaio
          della città, conosciuto da tutti per la sua arroganza e presunzione,
          il quale rivolse al rabbino una domanda: “Molti anni fa avevo un
          socio nella mia attività di macellaio. Un giorno avemmo un’accesa
          discussione ed io, preso dalla grande rabbia, giurai che non avrei mai
          più rivisto il suo volto. Da quel momento in poi iniziammo ad odiarci
          reciprocamente, ed io, sino ad ora, ho rispettato scrupolosamente il mio
          giuramento. Ho sempre fatto del tutto per evitare di incontrare il mio
          ex socio: non ho pregato nel suo stesso Beth Haqnesset e se lo vedevo
          per strada mi affrettavo ad andare sul marciapiede opposto. Oggi il mio
          ex socio è morto; questa notizia mi ha molto addolorato, ed al posto
          dell’odio che provavo nei suoi confronti è subentrato un sentimento di
          pentimento per tutto ciò che è successo. Vorrei pertanto presenziare al
          suo funerale così da potergli chiedere scusa pubblicamente al momento
 22 della sepoltura. Sento infatti che, se non lo farò, non avrò pace per il
          resto dei miei giorni. Tuttavia, come detto, ho giurato anni fa che non
          avrei più rivisto il suo volto: cosa posso fare per non infrangere il mio
          giuramento?”.
          I rabbini presenti nella stanza iniziarono a discutere tra loro per fornire
          una risposta alla domanda del macellaio: alcuni, citando fonti del
          Talmud e dei Poseqim (decisori halachici), erano dell’idea che gli fosse
          permesso partecipare al funerale, mentre ad avviso di altri sarebbe
          stato lui proibito.
          Si alzò quindi il giovane Rabbi Baruch Epshtein, figlio dell’autore
          dell’opera di halachà intitolata “Aruch HaSchulchan” e cognato del
          Natziv, il quale disse: “Signori! La risposta alla domanda del macellaio
          la troviamo nella parashà di Beshallach che leggeremo questo Shabbat.
          E’ scritto infatti “Perché come avete visto gli egiziani oggi non li vedrete
          mai più” (Shemot 14, 13). Ebbene, nonostante il fatto che una promessa
          di Hashem sia di certo più importante di un giuramento di un uomo,
          è scritto subito dopo che il popolo d’Israele “vide gli egiziani morti
          sulla riva del mare”: lo Yalqut Shimoni spiega che ciascun ebreo vide
          e riconobbe, tra i morti egiziani, colui che lo angustiava e torturava
          quando erano in Egitto. Non è forse questa un’apparente contraddizione
          con la promessa di Hashem riportata poco prima nella parashà,
          secondo cui gli ebrei non avrebbero più visto gli egiziani? In realtà, da
          qui abbiamo la prova che il concetto di “vedere” si riferisce solo a coloro
          che sono ancora in vita, e non anche a chi, come gli egiziani e l’ex socio
          del macellaio, è ormai deceduto…”.
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