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MOMENTI DI HALAKHà
E’ scritto nel libro di Devarim: “E tutti voi che siete attaccati al S. vostro
D_o”. Apparentemente questo versetto sembra essere di difficile com-
prensione; infatti com’è possibile che l’uomo, così materiale, possa essere
unito a Colui che è l’apice della spiritualità? Tuttavia i nostri Chachamim
nel Talmud ci hanno indicato il modo con il quale è possibile attaccarsi ad
Hashem Itbarach: “Così come Lui è clemente anche tu sii clemente...”.
I Saggi affermano che solamente emulando le middot del S. ci potremo
attaccare a Lui. Soltanto se ci adopereremo ad aggiustare la nostra perso-
nalità dalla superbia, dall’invidia, dalla ricerca di onore e altro, e all’op-
posto tenteremo di rafforzare le nostre buone virtù come la pazienza, la
generosità, la sincerità e simili, allora avremo raggiunto lo scopo di tutta
la Torà e delle Mitzvot, ossia di attaccarci a D_o in questo mondo e spe-
cialmente in quello futuro.
Ciononostante, riflettendo superficialmente, la persona potrebbe soste-
nere: “Che bisogno c’è di affaticarsi così tanto ad aggiustare il proprio carat-
tere, piuttosto che accontentarsi di rispettare tutte le Mitzvot?” La risposta
è comunque semplice: La radice del compimento di tutti i precetti o
dell’inadempienza dei divieti che la Torà comanda, è proprio originata
dal carattere della persona. È plausibile che una persona riesca una volta
a sopraffare il suo istinto e a non trasgredire un particolare divieto della
Torà; ma se allo stesso tempo non avrà anche sradicato l’istinto che spinge
all’azione negativa, sopravverranno circostanze seguenti in cui l’istinto o
l’indole lo esorteranno alla averà. Per esempio il Chafez Chaim, l’auto-
re del libro che si occupa del divieto della lashon aràa, sottolinea come
le principali ragioni per le quali la persona cade nel peccato del parlare
male del compagno, siano la rabbia e la superbia. Infatti, se riflettiamo,
quand’è che siamo spinti a parlare male? Quando si risveglia in noi la
rabbia o il pensiero di essere migliori dell’interessato, e quindi di avere il
diritto di criticare ed esprimere un giudizio sul prossimo.
Capiamo quindi che, se vogliamo essere legati appieno ad Hashem e alle
Sue Mitzvot, adempiendo a tutte le Sue disposizioni, dobbiamo anche la-
vorare sull’indole e sul carattere del nostro animo. Chi pensa di poter ser-
vire il S. senza accompagnare l’adempimento delle Mitzvot ad un lavoro
di miglioramento morale sarà paragonato ad un malato che si occupa
solamente dei sintomi della malattia senza curarsi della sua radice: una
persona del genere sicuramente non si risanerà mai dalla malattia!
Che Hashem ci dia la forza di servirLo con tutto il nostro cuore e con tutta
la nostra anima! Amen!
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