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20 marzo 2015

               Momenti di Musàr

Ve n e rd ìContinua da pag. 30
        Perché ci sforziamo di raggiungere uno strato in cui non distinguiamo
        più tra elementi diametralmente opposti, Hamàn e Mordekhài? E’
        come se stessimo dicendo: “Anche se non distinguiamo più tra cose la
        cui differenza dovrebbe essere ben chiara, sappiamo che, comunque,
        non ci mancherà la salvezza, che le nostre speranze non sono vane
        e che la nostra gioia non è priva di basi, poiché riponiamo la nostra
        fiducia soltanto in Dio. Sia sobri che ebbri, non temiamo il male,
        poiché Tu sei con noi in eterno”.
        I Maestri propongono anche altre spiegazioni allegoriche e mistiche
        per la mitzvà di bere fino al punto di non saper distinguere. Chiunque
        è in grado di differenziare tra “maledetto Hamàn” e “benedetto
        Mordekhài”. Tuttavia, una persona deve imparare a riconoscere
        le varie fasi intermedie tra questi due estremi, in modo da saper
        determinare quali questioni tendano al bene e quali al male. Se a
        Purìm si è bevuto abbastanza da non saper più distinguere queste fasi
        intermedie, si è considerati sufficientemente ebbri e si è adempiuto
        all’obbligo.
        In alternativa, ci sono due modi in cui la santità si esprime in questo
64 mondo: tramite la vittoria dei giusti e tramite la caduta dei malvagi. I
        nostri Maestri dicono: così come i giusti lodano Dio in paradiso, allo
        stesso modo i malvagi lo lodano all’inferno. Tuttavia Dio preferisce
        le lodi dei giusti. Quando Israèl agisce in modo meritevole, i giusti
        vengono esaltati, e sono loro a esprimere le lodi; tutti sono contenti
        e la gioia è completa. Ma quando Am Israel manca di meriti, la sua
        salvezza avviene tramite la caduta dei malvagi che, troppo perversi,
        scendono all’inferno. Tutto il mondo trema, timoroso di Dio, ma non
        vi è gioia. Così, la felicità di “benedetto Mordekhài”, della salvezza
        d’Israèl tramite i suoi meriti, è superiore a quella di “maledetto
        Hamàn”, la salvezza che giunge quando i malvagi vengono distrutti.
        Nonostante ciò, i Maestri hanno stabilito che a Purìm si debba bere
        fino a non saper più distinguere tra questi due tipi di salvezza. Perché?
        Perché la caduta di Hamàn è completamente diversa dalla caduta di
        altri malvagi. La gioia che deriva da questa sconfitta è completa quanto
        quella che deriva dalla vittoria dei giusti. Hamàn discende da ‘Amalèk,
        a proposito del quale il verso afferma: E nella distruzione dei malvagi
        vi è canto (Mishlè 11, 10). Quando ‘Amalèk viene annullato, è come
        se nel mondo si verificasse una rivelazione della Shekhinà, e perciò
        è giusto festeggiare. Quindi, non c’è differenza tra la gioia associata
        a “maledetto Hamàn” e quella associata a “benedetto Mordekhài”.
        Affinché l’uomo non sia deluso per aver meritato la salvezza a causa
        del male dei perversi, piuttosto che grazie ai suoi meriti, i Maestri
        hanno ordinato di bere per dimenticare la differenza tra queste due
        fonti di salvezza. (tratto da Sefer Atodàa tradotto da Morashà)
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