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20 febbraio 2015
Momenti di Musàr
Ve n e rd ì Parashat Terumà
“Dì ai figli d’Israele che prendano un’offerta Terumà per Me.
Prenderete la Mia Terumà da ogni persona il cui cuore le abbia
suscitato la generosità” (Shemot 25, 2).
Rabbi Avraham di Slonim (in Bielorussia), prima di essere
nominato rabbino e guida della Comunità di Chassidim al
posto del suo Maestro Rabbi Moshe di Kubrin, ricoprì il ruolo
di Capo della Yeshivà della sua città.
Una volta incontrò il rabbino del posto Rabbi Aizil Charif,
che era uno strenue oppositore dei Chassidim, ad una festa di
mitzvà.
Rabbi Aizil si rivolse al rabbino: “Che succede, Rabbi Avraham?
Ti conosciamo da tempo come un uomo semplice: come è
possibile che, improvvisamente, sei diventato un giusto e Santo
8 ebreo?”.
Rispose Rabbi Avraham: “Di cosa ti meravigli? Non è forse
scritto nella Torah che anche del semplice grano, se un ebreo
ne preleva una parte per destinarlo come Terumà al Beth
HaMiqdash, esso diventa un’offerta sacra che, in quanto tale,
non può essere consumata da ebrei non cohanim né da coloro
che sono impuri, e deve mangiarsi in stato di santità e purità?
Così anche un semplice ebreo, quando una Comunità di ebrei
lo incarica di ricoprire il ruolo di “rabbino”, ciò fa si che scenda
veramente su di lui la santità!”.
Rabbi Aizil sorrise, dicendo: “Forse non ricordi che, come è
scritto nella Mishnà, un sordo, uno stupido o un minorenne che
hanno prelevato un’offerta a titolo di Terumà, la stessa non può
essere considerata effettivamente Terumà e quindi santa…”.