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                       Introduzione al nono volume












          Il nono volume indica le benedizioni che si devono recitare quando si mangia un alimento.
          Partiamo quindi dall’organo coinvolto: la bocca.
          Nel corpo umano non vi è altro organo, paragonabile a questo, che è in grado di assolvere a due
          funzioni opposte: emettere suoni e introdurre alimenti. Se poi pensiamo che il mondo intero è
          stato creato con la parola, quella Divina, naturalmente, la cosa diventa ancora più interessante.
          Consideriamo ora quello che dice Isaia parlando del popolo di Israele (41, 14): al tir’ì, tolàat
          Yaakòv~Non temere, verme di Giacobbe. Ben Ìsh Chai chiarisce l’apparentemente insolita  de-
          finizione del profeta in questo modo: «Il verme è un animale debole e indifeso, e il suo unico
          potere è nella bocca in grado di penetrare quasi tutte le sostanze. Analogamente, anche, il po-
          polo di Israele è piccolo, debole, ma ha il suo unico e grande potere nella bocca. Ecco perché
          il lavoro di separare il bene dal male e il sacro dal profano, dal quale dipende la rettificazione
          dell’intero universo, sia quello fisico che spirituale, è compiuto dalla bocca. La parte di questa
          rettificazione che si compie con lo studio della Torà e con la preghiera passa attraverso la bocca
          che pronuncia le parole sacre, e la parte che si compie con l’atto di mangiare o bere si compie
          anch’essa con la bocca. Ecco perché il nostro popolo è stato definito come tolàat Yaakòv~il
          verme di Giacobbe.
          Infine, facciamo un paio di considerazioni su due versi dei Salmi apparentemente in contraddi-
          zione tra loro. 1°) (Salmi 24, 1) : «All’Eterno appartiene la terra e ciò che la riempie»; 2°) (Salmi
          115, 16)  «Quanto ai cieli, i cieli appartengono all’Eterno, ma la terra Egli l’ha affidata ai figli
          dell’uomo».
          Rabbi Levi (TB Berachòt 35a) appiana l’apparente contraddizione in questo modo: la prima
          affermazione è riferita a prima di aver recitato le benedizioni prescritte sui cibi che si intendono
          consumare, mentre la seconda trova applicazione quando si sono recitate le dovute benedizioni.
          Ma, molto più acutamente, Rav Chaìm nota che non vi è necessariamente una contraddizione
          tra i due versi citati perché, in effetti, sono entrambi corretti: è vero che il mondo appartiene al
          Signore ma è altrettanto vero che Egli l’ha dato al genere umano.
          Piuttosto, la difficoltà risiede nel secondo versetto: se gli esseri umani sono stati creati per ser-
          vire il Signore, in quanto Suoi servi non possono possedere nulla di proprio. Sappiamo infatti
          che tutto ciò che un servo riesce ad acquisire appartiene di diritto al suo padrone, e perciò il
          mondo non può essere donato all’uomo. Rav Chaim risolve la difficoltà dicendo che, nel mo-
          mento in cui recita le benedizioni sui cibi l’uomo si trasforma da servo del Signore in figlio del
          Signore. In qualità di suoi figli, ecco, che gli uomini, e in particolare gli ebrei, possono prendere
          possesso di qualsiasi cosa Egli ci dona.
          Questo libro comprende una lunga lista di alimenti in ordine alfabetico. Ogni alimento indica
          quale benedizione deve essere recitata prima di mangiarlo e quale deve essere detta al termine
          del suo consumo. In un capitolo a parte sono forniti succintamente i principi normativi in base
          ai quali sono state tratte le indicazioni di cui sopra. Inoltre, la lista indica anche per quali frutti
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