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21 marzo 2015

               Momenti di Musàr

        Parashat Vaiqrà

        “Hashem chiamò Moshé” (Vaiqrà 1, 1).

        La parola “‫( ”ויקרא‬vaiqrà – chiamò) con cui si apre la parashà

        di questa settimana è scritta con la lettera “‫( ”א‬alef) più piccola

        delle altre. Ciò, secondo i nostri Maestri, ci viene ad insegnare

        che lo studio della Torah si mantiene solo in coloro che

        “rimpiccioliscono” sé stessi (come la lettera alef in questione)

        e si comportano con umiltà nei confronti di Hashem e del

        proprio prossimo.

        Com’è scritto nel midrash, infatti, Moshé Rabbenu meritò

        di essere chiamato da HaQadosh Baruch Hu nell’Ohel Moed

        ~Tenda della Radunanza proprio grazie al fatto che egli era

        umile e fuggiva dall’onore, come avvenne quando, rifiutando

        inizialmente l’incarico di salvare gli ebrei che Hashem voleva

        affidargli, disse “Io non sono un uomo che sa parlare” (Shemot

4       4, 10).
        Rabbi Bunam di Pschischa zz”l diceva, in relazione alla “alef

        piccola” con cui si apre la parashà, che Moshè Rabbenu non

        si inorgoglì mai dell’altissimo livello spirituale che aveva

        raggiunto, rimanendo sempre e comunque una persona

Sabato  estremamente umile. Ciò, fa notare lo Tzaddiq, al pari di un

        uomo semplice che si trova in cima ad un palazzo molto alto:

        egli, chiaramente, non riterrà mai di potersi insuperbire in

        virtù della sua altezza, visto che se egli si trova così in alto è

        dovuto solo alla struttura dell’edificio su cui si trova e non certo

        alle proprie qualità fisiche. Così accadde per Moshé Rabbenu,

        il quale, pur consapevole della propria elevazione spirituale,

        non ritenne mai che il merito dell’altissimo livello in cui si

        trovava fosse da attribuire a sé stesso ed alle proprie capacità

        fisiche, attribuendo invece la sua situazione ad un dono che

        Hashem gli aveva concesso. Per questa ragione, egli non

        entrò mai nell’Ohel Moed senza essere prima espressamente

        chiamato da HaQadosh Baruch Hu.
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