39 1 Giuseppe fu portato in Egitto e Potifàr, un egiziano ministro del faraone, capo dei macellatori, lo acquistò dagli ismaelìti che lo avevano con¬dot¬to laggiù. 2 L’Eterno era con Giuseppe e lui divenne un uomo che riusciva [in ogni cosa]. Egli abitava nella casa del suo padrone egiziano. 3 Il suo padrone vide che l’Eterno lo assisteva e che, in mano sua, l’Eterno gli faceva riuscire tutto quello che faceva. 4 Giuseppe trovò favore ai suoi occhi e lo serviva personalmente. Egli [l’egiziano] lo fece sovrintendere alla sua casa e affidò in mano sua tutto quello che possedeva. 5 Dal momento in cui lo fece sovrintendere alla sua casa e a tutti i suoi beni l’Eterno benedisse la casa dell’egiziano per favore di Giuseppe. La benedizione dell’Eterno era in ogni sua proprietà, in casa e in campagna. 6 Egli lasciò in mano di Giuseppe tutto quello che aveva e con lui non si preoccupava di nulla a eccezione del cibo che mangiava. Giuseppe era bello di forme e attraente di aspetto.
| Sefer Bereshìt |
| vv. 39, 1 - 39, 6 |
Voce di Moise Levy |
“Si stabilì Yakòv nella terra dove aveva abitato suo padre, nella terra di Canàan.” (Bereshìt 37, 1). Il Midràsh commenta questo verso insegnandoci che l’abitare fuori dalla terra d’Israele non è considerato un luogo di residenza. A questo proposito i Maesrti sottolineano due cose del verso riportato: 1) “Che Yakòv si stabilì nella terra dove aveva abitato suo padre” ciò al fine di adempiere alla mitzvà di onorare il padre e la madre, poiché per 22 lunghi anni aveva vissuto lontano da suo padre. 2) “Si stabilì Yakòv nella terra di Canàan” per adempiere alla mitzvà di risiedere nella terra d’Israele, che da essa era stato lontano per molti anni.
Devar Torà
“Queste sono le generazioni di Yakòv: Yosèf…” (Bereshìt 37, 2). Lo Tzaddìk di Rimnow sosteneva che un ebreo non deve mai accontentarsi del livello che ha raggiunto e arrestarsi su una determinata posizione, ma - al contrario - deve aspirare ad elevarsi sempre di più sulla scala dei valori ebraici ed essere cioè uno che è in continua progressione. Allora le parole della Torà “E’lle toledòt Yakòv, Yosèf...”, invece che venire tradotte in senso letterale, si potrebbero tradurre: “Queste sono le azioni positive di Yakòv (cioè di un ebreo), Continui, Accresca! ... (poichè il nome Yosèf deriva da una radice che significa aumentare, accrescere)”. Secondo lo Tzaddìk di Memshinow le generazioni sono le azioni che si compiono, quello che rimane di noi nel mondo sono i nostri figli e le nostre buone azioni.Devar Torà
“…egli era giovane…” (Bereshìt 37, 2). Uno dei più grandi Maestri dell’ebraismo italiano, Rabbì Ovadià Sforno ci fa notare che Yosèf peccò a causa della sua giovinezza, riferendo pettegolezzi sul conto dei fratelli. Questo perché egli mancava d’esperienza e non previde le conseguenze, anche se era già molto intelligente ed in seguito fu consigliere degli anziani del tempo, com’è scritto: “E insegnare la saggezza agli anziani” (Salmi 105, 22). Nonostante ciò dicono i nostri Maestri, il loro ricordo sia in benedizione: “non troverai consiglio nei giovani” (Talmud Shabbat 89b).
| Tallit e Tefillin: | 6.58 |
| Hanetz HaChama: | 7.52 |
| Termine lettura Shema: | 9.26 |
| Mincha Ghedola: | 12.38 |
| Tramonto: | 16.40 |
| Tre stelle: | 17.21 |
| Scansione mensile: | |
| salmi 104 - 105 | |
AUDIO | |
| Scansione annuale: cap. 31, 2 |
| Mangiare e bere come servizio per il Creatore |
POSITIVA 196 Dare una buonuscita a un servo ebreo quando lo si manda in libertà
Tu gli dovrai accordare dei doni
(Devarìm 15, 14) [482].
NEGATIVA 233 Non congedare un servo ebreo a mani vuote quando riacquista la libertà
Quando lo manderai via libero da te, non lo dovrai congedare a mani vuote
(Devarìm 15, 13) [481].
POSITIVA 234 Liberare la serva ebrea
E la riscatterà(Shemòt 21, 8) [44].
POSITIVA 233 Precetto che regola la destinazione di una serva ebrea come futura sposa, per sé o per il figlio
Se egli la destina a se stesso
(Shemòt 21, 8) [43].
NEGATIVA 261 Un padrone non deve rivendere una serva ebrea
Egli non avrà il diritto di venderla
(Shemòt 21, 8) [45].