La Torà del giorno: Vayetzé (1)

10 Giacobbe partì da Beèr Shèva e si diresse verso Kharàn. 11 Raggiunse il luogo e vi trascorse la notte perché il sole era [d’improvviso] tramontato. Prese [alcune] delle pietre del posto e le dispose attorno alla propria testa e si coricò in quel luogo [per dormire]. 12 Egli fece un sogno: ecco, una scala era poggiata a terra mentre la sua cima giungeva al cielo; ecco [vide] che degli angeli del Signore salivano e scendevano su di essa. 13 Ecco, l’Eterno stava su di essa e diceva: «Io sono l’Eterno, il Signore di tuo padre Abramo e il Signore di Isacco. A te e alla tua discendenza Io darò la terra [di Israele] sulla quale sei coricato. 14 La tua discendenza sarà come la polvere della terra. Tu ti espanderai a occidente e a oriente, a nord e a sud. Tutte le famiglie della terra saranno benedette in te e nella tua discendenza. 15 Ecco, Io sono con te; ti proteggerò ovunque andrai e ti ricondurrò in questo paese perché non ti lascerò finché non avrò fatto tutto quello che ho detto al tuo riguardo». 16 Giacobbe si risvegliò dal suo sonno e disse: «Certamente in questo luogo c’è l’Eterno e io non lo sapevo!». 17 Egli ebbe timore e disse: «Quanto è temibile questo luogo! Questa non è altro che la casa del Signore e questa è la porta [da dove le preghiere salgono] al cielo!». 18 Giacobbe si alzò presto al mattino e prese la pietra che aveva messo [accanto] alla sua testa, la pose come stele e sulla sua sommità vi versò dell’olio. 19 Quel luogo lo chiamò Bet Èl, mentre in origine il nome di quella città era Luz. 20 Giacobbe fece un voto dicendo: «Se il Signore [manterrà la promessa che] sarà con me e mi proteggerà in questa strada che sto percorrendo, e mi darà pane da mangiare e un vestito da indossare, 21 così che tornerò in pace alla casa di mio padre e l’Eterno sarà il mio Signore, 22 [allora] questa pietra che ho disposto come stele diventerà la casa del Signore e [da] tutto quello che mi darai preleverò la decima [parte da offrire] a Te».

La Torà cantata
Sefer Bereshìt
vv. 28, 10 - 28, 22

Voce di Moise Levy
Commento del giorno sulla Torà

Uscì Yakòv da Beer Shèva e andò a Charàn (Bereshìt 28, 10). Rashì nota che, l’uso del verbo uscire sembra essere superfluo. Infatti dicendo che Yakòv andò a Charàn, è sottointeso che uscì da Beer Shèva. Rashì nella Torà sottolinea che Yakòv uscì per evidenziare che l’uscita di uno Tzaddìk lascia il segno e fa impressione. Il Chatam Sofèr si domanda allora come mai non venga usato anche a proposito di Avraham il verbo uscì dal momento che l’ebraismo insegna, che “L’uscita di uno Tzaddìk fa notevole impressione”. La risposta è che, quando Yakòv partì, l’ambiente che lasciava era quello familiare di suo padre Itzhak e di sua madre Rivkà, sui quali la sua partenza fece una grande impressione. Quando invece Avraham partì, l’ambiente idolatrico dal quale si separava rimase del tutto indifferente e non provò per questo fatto alcuna emozione o senso di perdita.

Domenica 3 Kislev 5786 - 23 Novembre 2025
Tallit e Tefillin: 6.36
Hanetz HaChama: 7.32
Termine lettura Shema: 9.11
Mincha Ghedola: 12.32
Tramonto: 16.46
Tre stelle: 17.26
Tehillim del giorno
Scansione mensile:
salmi 18 - 22

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Kitzur Shulchan Aruch del giorno
Scansione annuale: cap. 21, 3
Fino a quando si può sopperire a una mancata preghiera 

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Le Mitzvot del giorno

NEGATIVA 251 Non dire cose che possono offendere o imbrogliare altre persone

Non vi ingannerete, l’uno con l’altro, e temerai il tuo Signore

(Vaikrà 25, 17) [338].