39 Il faraone disse [poi] a Giuseppe: «Dal momento che il Signore ti ha permesso di capire tutto ciò, non vi è un [altro] intelligente e saggio come te; 40 tu stesso sarai preposto alla mia casa e tutto il mio popolo sarà gestito [sfamato] grazie ai tuoi ordini. Io sarò superiore a te solo per il trono». 41 Il faraone disse a Giuseppe: «Vedi, io ti ho messo a capo di tutto il paese d’Egitto». 42 Il faraone si tolse allora dalla mano il suo anello e lo pose sulla mano di Giuseppe, poi lo rivestì di abiti di lino e pose sul suo collo una catena d’oro. 43 Lo fece cavalcare sul suo secondo carro e davanti a lui si annunciava: «Avrèkh [inchinatevi/è del pari al re!]». Egli lo prepose su tutto il paese d’Egitto. 44 Il faraone disse [poi] a Giuseppe: «Io sono il faraone e [come tale decreto che] in tutto il paese d’Egitto nessun uomo potrà levare la sua mano o il suo piede senza il tuo [permesso]». 45 Il faraone chiamò Giuseppe [con il] nome Tzafenàt Panèakh [rivelatore di cose occulte] e gli diede in moglie Asenàt, figlia di Potifàr, sacerdote di Òn. Giuseppe uscì [allora come capo] su tutto il paese d’Egitto. 46 Giuseppe aveva trent’anni quando stette davanti al faraone, re dell’Egitto. Giuseppe uscì dalla presenza del faraone e percorse tutto il paese d’Egitto.
47 Nei sette anni di abbondanza la terra produsse a piene mani. 48 Egli raccolse tutto il cibo dei sette anni [di abbondanza] nel paese d’Egitto e sistemò il cibo nelle città. Il cibo della campagna che circondava ciascuna città lo mise [da parte] all’interno della medesima [città]. 49 Giuseppe raccolse grano come la sabbia del mare, in grande quantità, fino a dover smettere di tenerne conto perché non era [più] quantificabile.
50 Prima che giungesse l’anno della carestia a Giuseppe furono generati due figli, che gli aveva partorito Asenàt, figlia di Potifàr, sacerdote di Òn. 51 Giuseppe chiamò il primogenito [con il] nome Menashè, “perché il Signore mi ha fatto dimenticare ogni mio affanno e tutta la casa di mio padre". 52 Il secondo lo chiamò [con il] nome Efràim, “perché il Signore mi ha reso prolifico nel paese della mia sofferenza".
| Sefer Bereshìt |
| vv. 41, 39 - 41, 52 |
Voce di Moise Levy |
“Poi si riaddormentò e sognò nuovamente…” (Bereshìt 41, 5). I Maestri ci fanno notare che la Parashà di Mikètz capita sempre nel periodo di Chanukkà e se ne domandano il motivo. Il Midràsh risponde dicendo che proprio nel verso in cui Yosèf si rivolge ai suoi fratelli vi è la spiegazione. Yosèf domanda ai fratelli: “avete voi forse un padre o un fratello?” nelle parole av - padre - e ach - fratello - il Midràsh vede la futura discussione halachica riguardante l’ordine dell’accensione dei lumi di Chanukkà tra la scuola di Hillèl e quella di Shammài e cioè se l’ordine dell’accensione dei lumi deve essere crescente, il 1° giorno un lume, il 2° due, il 3° tre e così via fino all’ottavo, oppure avere un ordine decrescente, (la prima sera otto lumi, la seconda sera sette e così via). Ciò s’impara, dice il Midràsh, proprio da queste due parole, poiché le lettere della parola av - padre hanno come valore numerico 1 - 2 mentre le lettere della parola ach - fratello, hanno come valore numerico 1 - 8.
| Tallit e Tefillin: | 7.03 |
| Hanetz HaChama: | 7.56 |
| Termine lettura Shema: | 9.30 |
| Mincha Ghedola: | 12.39 |
| Tramonto: | 16.40 |
| Tre stelle: | 17.22 |
| Scansione mensile: | |
| salmo 119, 97 - 119, 176 | |
AUDIO | |
| Scansione annuale: cap. 139, 5 |
| Norme sulle lampade da usare |
NEGATIVA 267 Un salariato non deve prendere per sé prodotti dal campo del suo padrone mentre vi sta lavorando
E non solleverai la falce sul grano ancora da tagliare del tuo compagno
(Devarìm 23, 26) [578].
NEGATIVA 268 Non mangiare più di quanto permesso per colui che sta raccogliendo l’uva come lavoratore salariato
E mangerai dell’uva a tuo gradimento, fino a esserne sazio, ma non ne dovrai mettere dentro un tuo recipiente
(Devarìm 23, 25) [577].